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  • Il Cristianesimo è la religione dei nomi propri, non delle essenze. Dei volti concreti, non degli ectoplasmi. Del prossimo in carne ed ossa con cui confrontarsi, e non delle astrazioni volontaristiche con cui crogiolarsi."
    (Don Tonino Bello)
  • "Il tempo è superiore allo spazio. Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi, più che di possedere spazi"
    (Evangelii Gaudium)
  • "E' il filo di un aquilone, un equilibrio sottile, non è cosa ma è come , E' una questione di stile"
    (Nicolò Fabi “è non è”)
  • Il Cristianesimo è la religione dei nomi propri, non delle essenze. Dei volti concreti, non degli ectoplasmi. Del prossimo in carne ed ossa con cui confrontarsi, e non delle astrazioni volontaristiche con cui crogiolarsi." (Don Tonino Bello)
  • Promuovere la testimonianza della carità, lo sviluppo integrale dell'uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica. "
    (Statuto Caritas Italiana)

Gemellaggio comunitario con la Bosnia-Erzergovina

Da due anni, Caritas Diocesana Pescia ha avviato un progetto di gemellaggio comunitario con la Bosnia-Erzegovina. Durante le estati 2014 e 2015, alcuni giovani della nostra Diocesi hanno svolto a Sarajevo dei campi di volontariato internazionale; quest'anno, a luglio, saranno i ragazzi bosniaci a venirci a trovare a Pescia. Questo il racconto di come si è svolto il progetto di gemellaggio, dalla nascita fino ad oggi, scritto da Domenico Basile, giovane volontario Caritas e referente del Nucleo Mondialità.

" Il progetto di Caritas Diocesana Pescia in Bosnia, in collaborazione con Caritas diocesana Volterra, Caritas Bosnia e Caritas Italiana, viene da lontano.
Le prime attività si svolsero nell'immediato dopoguerra, quando i primi gruppi di giovani della Valdinievole si recano in Bosnia per la ricostruzione delle case e delle strutture affiancando i cittadini bosniaci, a Sarajevo, in particolare nella parrocchia di Stup. Dopo qualche anno di stop, nel 2014 si sono riallacciati i contatti con Sarajevo, grazie a Caritas Diocesana Volterra.

Il progetto, oggi, punta ad una ricostruzione, ma non si parla più di abitazioni: il progetto, infatti, è legato all'ambito dei minori, il vero futuro del paese balcanico.

Nei due anni di campi di volontariato abbiamo incontrato i giovani dell'Associazione Youth for Peace, nata da una costola del Consiglio Interreligioso di Sarajevo, ed abbiamo avuto modo di consolidare l'amicia con loro.

L'Associazione, sostenuta dal Consiglio Interreligioso, ma anche da Caritas Bosnia e Caritas Italiana, organizza campi educativi per i ragazzi provenienti da famiglie
disagiate e/o dagli orfanotrofi pubblici e privati della regione di Sarajevo.  I campi sono frutto del lavoro di queste forze tutte insieme unite al lavoro di due operatrici di Caritas Volterra (Alice Creatini, Francesa Incagli), le quali hanno preso in mano il progetto ed hanno completato quest'anno un ciclo di tre anni di attività, culminato con l'ultima esperienza per i ragazzi bosniaci fatta in Italia a Marina di Cecina per l'ultimo campo.

Caritas Diocesana  Pescia si è impegnata insieme ad un nucleo di giovani, ad affincare "i veterani" in queste attività. 

Nell'estate 2014 si è svolto il primo campo di volontariato a Sarajevo, suddiviso in un parte di formazione sulla tematica della pace e del dialogo interreligioso e in una parte di visita alle famiglie che vivono nelle zone colpite dalle terribili alluvioni del maggio 2014.

La scorsa estate, invece, abbiamo consolidato l'amicizia con i giovani di Youth for Peace, passando con loro un'intera settimana, in un continuo scambio di esperienze e metodi di lavoro.

Durante il campo "alla pari" ci sono stati numerosi momenti di confronto e numerosi momenti di vero e proprio lavoro: animazione all'interno degli orfanotrofi, visite alle famiglie con disagio unite alla distribuzione del vestiario portato dall'Italia, raccolto durante il campo a Cecina, visite ai luoghi storici delle guerre avvenute a Sarajevo. I giovani partiti alla volta di Sarajevo erano sei, dai 18 anni fino aii 30, insieme ad Aldo Teglia, il più anziano del gruppo.  Abbiamo da subito capito che questo campo sarebbe stato più intenso, si è subito stabilito infatti un ottimo legame con i ragazzi del consiglio intereligioso che ci hanno accompagnato per tutta la durata del viaggio a scoprire e conoscere tanto della cultura e del vissuto bosniaco. Nonostante la diversità del linguaggio siamo riusciti ad entrare nel vivo della comunicazione, scambiandoci opinioni, idee, esperienze; trovando punti di unione e non cercando quelle piccole differenze che tanto assillano invece i nostri pensieri. L'esperienza del viaggio è stata toccante e molto forte: dalla testimonianza degli ex detenuti dei campi di prigionia, ai luoghi di guerra, alle visite alla famiglie. Per certi versi ci è parso come di fare un salto nel passato e tornare fisicamente ed emotivamente in un'Italia post guerra mondiale, persone scoraggiate e tanto ancora da ricostruire e da capire. Per certi versi abbiamo visto la vivacità della speranza giovane, l'ardire di un gruppo di AMICI di diversa estrazione religiosa che lottano senza eroismi per riconciliare un paese ancora profondamente diviso. Persone speciali, ma al contempo normali a chiunque altro, giovani supereroi senza superpoteri. Abbiamo scoperto il valore vero e la potenza di un gruppo fondato e vivo grazie all'amicizia in primis, che coadiuva e potenzia un progetto ambizioso come quello del dialogo intereligioso.

Noi a fronte di quello che è stato e di quello cha abbiamo vissuto non possiamo restare con le mani in mano. Siamo stati catturati in tutto da quella terra, dalle loro tradizioni, dalle loro contraddizioni e dalla loro forza. Abbiamo tanto da imparare da un paese come la Bosnia; completamente fermo sì, ma anche eccelso, virtuoso un paese da cui imparare. Pensare che ad appena al di là del mare Adriatico un paese come la Bosnia con (dati sulla disoccupazione e sull'emigrazione) soffre e rischia la desertificazione demografica, non fa stare proprio sereni. Vogliamo parlarne, vogliamo sensibilizzare, vogliamo che se ne parli. Si tace un po' troppo e si è dimenticato un po' troppo velocemente ciò che è stato il conflitto balcanico, si parla di appena vent'anni fa. Vogliamo parlare della fiamma che arde all'interno di un popolo radicalmente e storicamente diviso dove, senza troppi manifesti, dei ragazzi ricuciono insieme e per l'Insieme le ferite scavate dalla guerra. Una guerra da non dimenticare, ma da metabolizzare per ricostruirsi a vicenda."

Domenico Basile, nucleo mondialità Caritas Diocesana Pescia